Un anno che finisce somiglia ad un anno che comincia.
Un libro che si ama, si estende sopra gli anni come un sudario nelle notti calde di Icamole.
Un libro che si odia rimane impresso nei secoli come una maledizione, nonostante si abbia voglia di dimenticarlo.
I libri mediocri ci sono del tutto indifferenti, non come la polvere per gli igienisti e il traffico per gli ansiogeni.
Per chi crede che la letteratura non sia consolatoria, ma uno specchio pigramente amorfo che riflette la faccia lurida e la cattiva coscienza degli uomini, a marzo uscirà
DAMA CINESE di Mario Bellatin, scrittore raro tra i rari nelle parole di Jorge Herralde.
Spero che di lui si parli molto o almeno io ne parlerò molto, poiché ho avuto la fortuna d’incontrarlo in un’esibizione metaletteraria su
Simòn del desierto di Luis Buñuel.
Architetto di un mondo strambo che inventa le sue regole,
DAMA CINESE è un romanzo-incubo, una confessione sordida e disarmante sulle aberrazioni dell’uomo, sul caso e la memoria, la follia e la morte, sui ricordi spesso ridicoli a cui ricorre l’esorcismo del dolore.
Ad aprile un dolce odore di salnitro e morte, la vista del Malecòn e dei suoi ridicoli frangiflutti percossi dalla rabbia giovane del mar dei Carabi ci portano in
NERO E AVANA, antologia noir di autori cubani (Leonardo Padura Fuentes, David Mitrani, Alexis Diaz Pimienta…), 18 racconti per stomaci forti, una grande abbuffata di disperazione, sesso, violenza, impotenza, tradimento e sogno, popolata di erotomani, attentatori, puttane, scrittori frustrati, impiccati…
Dicono che Pepe Carvallo abbia lasciato un erede nella cassaforte di un albergo di Las Palmas, frequentato tanto da novelli bucanieri contemporanei, quanto da ragazzine in cerca di sballo e furore.
MORTE DI UN VIOLINISTA di José Luis Correa scuote l’isola dal torpore come una brezza soave di favonio. Il detective Ricardo Blanco, amante del jazz, vittima predestinata del conturbante fascino delle donne, è invischiato nel caso della morte misteriosa del primo violino dell’orchestra Filarmonica di New York.
C’è molto Pedro Paramo nelle atmosfere desolate di una landa messicana, c’è il surrealismo di David Toscana, c’è la speranza dell’
ULTIMO LETTORE, di colui che salva la letteratura attraverso i libri di una biblioteca sperduta e abbandonata dal governo, in un paesaggio prostrato dalla siccità, dalla perdizione, dal sottile equilibrio dei luoghi che scompaiono.